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Published on: Archivio Storico Enrico Castelli

Un incontro di alchimia

In Italia, abbiamo un patrimonio storico artistico inestimabile, e non passa giorno che non venga alla luce un frammento di arte e di Storia

Tutto inizia nella metà degli anni ’80, il mio amico Augusto Callegari, pittore e un incisore bolognese trasferitosi a Roma negli anni ’60 creando una scuola d’incisione grafica, mi disse: “Maestro deve assolutamente conoscere Giselda Castelli, mia amica e sorella dello scultore e incisore Enrico Castelli”. Incuriosito dal suo entusiasmo, accettai. Era un giorno di marzo, andai con Callegari a conoscere la Signora Giselda. Mi presentò come pittore emergente del panorama artistico romano.

Nacque da subito una simpatia seguita nel tempo dalla stima per la reciproca passione per l’arte; mi ripeteva spesso che avevo lo stesso entusiasmo e la stessa curiosità del fratello Enrico.

Da quel giorno cominciammo a incontrarci, parlavamo dell’arte in generale e degli artisti che frequentavano assiduamente suo fratello Enrico, noto nel panorama europeo del Novecento come una figura eclettica la cui creatività ha spaziato dalla scultura alla pittura all’incisione e non solo.

Di fatto, ha realizzato innumerevoli brevetti nel campo dell’edilizia e della meccanica, progettando addirittura una grande fornace per laterizi in Sudafrica.

La sua attività d’incisore inizia negli anni ’40 con la partecipazione al Gruppo il Terrazzone in via Flaminia a Roma, dove realizza un torchio calcografico trasformando una macchina impastatrice e, successivamente, trasferendosi sulla via Prenestina presso la Stamperia Castelli.

Per oltre vent’anni, ha stampato dal suo torchio opere grafiche di artisti che sono stati protagonisti sia in Italia che nel mondo del ’900 come: Burri, Afro, Messina, Morandi, Maccari, Guttuso, Caruso,  Cantatore, Messina e altri.

Tutto questo fu per me una grande scoperta! Capii che ci sono luoghi e persone che hanno ereditato e conservato frammenti di storia d’immenso valore artistico, in parte poco apprezzati perché presi dalla vita frenetica e caotica dei nostri tempi… trasformandosi in… “Realtà dell’invisibile”.

Negli anni successivi presi uno studio situato sopra l’appartamento di Giselda Castelli, (che già ospitava la citata Stamperia Castelli) non passava giorno che non venisse a farmi visita. In quel periodo trasferii contestualmente nella stessa sede anche la mia bottega d’arte, una scuola, dove insegnavo ai ragazzi e agli adulti in genere l’amore per la pittura e la tecnica dell’incisione.

Tra me e Giselda era nata una tale fiducia che spesso le faceva piacere mostrarmi fotografie delle opere realizzate dal fratello, lettere di grandi personalità che si sono rivolte professionalmente a lui. Mi raccontava che intorno agli anni ’60 e ’70 molti artisti si trasferirono nella periferia romana a causa dell’eccessivo aumento degli affitti al centro di Roma, tra questi anche il fratello.

Questi spostamenti crearono i presupposti per una forte vitalità culturale anche nelle cosiddette “periferie romane” ponendo anche molti dubbi sullo sviluppo urbano.

Negli anni successivi, si era consolidata tra me, Giselda, e altri amici artisti, il desiderio di rendere concreta questa realtà, dedicando al fratello Enrico scomparso nel 1980 una Fondazione.

Giselda Castelli comunicò che al suo ottantesimo compleanno avrebbe organizzato una doppia festa, il suo compleanno e l’inaugurazione della fondazione dedicata a suo fratello.

Purtroppo questo desiderio non fu mai realizzato perché, dopo pochi mesi, morì senza lasciare questa volontà nel testamento.

Diversi i documenti riguardanti gli studi artistici di Enrico Castelli (fu allievo prediletto dello scultore Primi). I tanti concorsi vinti, le invenzioni, in parte brevettate, i disegni su progetti diversi tra loro e soprattutto una ricca corrispondenza amichevole con artisti di spessore. E poi poesie, scritti con considerazioni sull’arte, sulla religione, sui viaggi… e altro ancora.

Dalla frequentazione con Giselda sono passati molti anni, non accettavo passivamente l’idea di dover disperdere questo patrimonio culturale e di esperienza che ho vissuto in quel periodo, sapevo che prima o poi avrei dato un valore artistico nel tempo a questa memoria storica-culturale così importante.

Con la fondazione dell’Associazione Culturale La Farandola tutto ciò si realizza, attraverso una rete importante di relazioni tra comunità territoriali e istituzioni, al fine di valorizzare e tramandare l’importanza della cultura artistica soprattutto del nostro Paese.

Franco MASSIMI